Guida storica all’enigma di Rennes-le-Château

Iberici, Volci Tectosagi o Rèdoni?

L’identità degli abitanti di Rennes-le-Château prima della conquista romana è ancora sconosciuta. Louis Fédié, don Joseph-Théodore Lasserre (1833-1897) e don Henri Boudet, propongono due ipotesi differenti, nessuna delle quali però è supportata da evidenze documentali o archeologiche.

Fédié ritiene che l’area fosse occupata

da stranieri, da invasori e conquistatori. Questi conquistatori non venivano dalle regioni del Nord; troppi ostacoli li avrebbero fermati durante il cammino, ed essi non avrebbero neanche provato a superare tali ostacoli per venire ad occupare un angolo di terra diseredato. Tutto prova, al contrario, che venissero da Sud, cioè dalle regioni Iberiche1.

Per contro don Lasserre ipotizza un arrivo dal nord:

Quattro o cinque secoli prima della nascita di Cristo i Belgi, tribù dei Cimbri, si stabilirono nel nord della Gallia. Una delle loro tribù più avventurose, i Tectosagi, si spinse fino alla Garonne, stabilendosi infine a Tolosa. Signori del fiume Aude, i Tectosagi vi stabilirono la loro dimora mescolandosi ai Celti Atacini, assumendo la denominazione di Volci Tectosagi2.

Il reverendo Boudet, che anche in altre occasioni si ispirerà alla ricerca storica del confratello, è d’accordo con Lasserre:

Circa 300 anni prima di Cristo, una potente confederazione di Cimbri, quella dei Belgi, invade il Nord del Gallia e se ne impossessa. Due tribù belghe, i Volci Tectosagi e i Volci Arecomici, attraversarono la Gallia, armi alla mano, e si fermarono nel Sud della Francia; i Volci Tectosagi sulle sponde della Garonna, a Tolosa, che eressero a loro capitale, ed i Volci Arécomici, ad Est delle Cevenne, col loro centro a Nîmes.3

Boudet cita correttamente il De Bello Gallico di Cesare a proposito dei Tectosagi:

Vi fu un tempo in cui i Galli superavano i Germani in valore guerriero e mossero loro guerra fino ad essi: i campi non bastavano più a nutrire una popolazione troppo numerosa, inviarono quindi delle colonie al di là del Reno. E’ dunque nelle terre più fertili della Germania, intorno alla foresta Hercynia, che i Volci Tectosagi si stabilirono dopo averle conquistate. Tale popolo occupa ancora questo stesso territorio.4

ma poco più avanti, nel suo studio sulle presunte radici inglesi dei termini celtici, il sacerdote si lancia in una delle sue ardite interpretazioni etimologiche:

Volkes (Volcae) deriva dei verbi to vault (vâult), volteggiare, fare dei salti e to cow (kaou), intimidire; Tectosagi è prodotto da altri due verbi, to take to (téke to), compiacersi di…, e to sack, saccheggiare, depredare. Riunendo i quattro verbi che costituiscono i due appellativi constatiamo, nei loro distinti significati, che i Volci Tectosagi spaventavano i nemici per la rapidità delle loro manovre nel combattimento ed amavano devastare e saccheggiare.5

Un’interpretazione più aderente alla realtà l’ha offerta Jacopo Garzonio:

Il nome Tectosages è un composto bimembre: […] sag- è una radice verbale che, senza dubbio, è la stessa che sta alla base dell’antico irlandese saigid “ricerca, si mette alla ricerca di” e del latino sagire. Per quanto riguarda tecto-, esso era tradizionalmente confrontato con l’antico irlandese techt, nome verbale di tíag- “andare, avanzare, partire”, e il gallese taith “viaggio”, per cui il significato di Tectosages (o meglio, il suo valore descrittivo) avrebbe dovuto essere “coloro che ricercano il vagare, i desiderosi di vagabondaggio”. Oggi si preferisce considerare tecto- in relazione al verbo antico irlandese techtaid “ha, possiede” (anche come termine giuridico: “possiede legalmente”), il cui nome verbale techtad presenta una forma abbreviata techt “possesso, proprietà”. Seguendo questa strada, il significato di Tectosages è “quelli che sono alla ricerca di possedimenti, di proprietà”.6

Con un approccio decisamente meno rigoroso, il reverendo Boudet elenca nel suo studio una serie di parole inglesi molto simili alle corrispondenti in dialetto linguadociano, concludendo:

È dunque certo, da tali esempi, che le parole celtiche si ritrovano nel linguaggio dei discendenti dei Celti in Bretagna e in Linguadoca. […] Questa indiscutibile parentela tra i termini linguadociani ed i loro corrispondenti anglosassoni, dimostra meglio di qualsiasi ragionamento che i Tectosagi del Sud della Francia, emigrati al di là del Reno, e gli Anglosassoni sono proprio lo stesso popolo, e conduce alla logica conseguenza che la lingua Anglosassone è proprio la lingua parlata dalla famiglia Cimbrica.7

A differenza di quanto ritenuto da Boudet, però, tali considerazioni etimologiche non sono sufficienti per affermare con certezza che i Volci Tectosagi dominarono l’area in cui oggi sorge Rennes-le-Château. Addirittura Fédié lo escludeva categoricamente:

La fondazione di Rhedae è forse dovuta a quel ramo di Volci Tectosagi che abitavano lungo il corso dell’Aude e che erano chiamati Atacini, dal nome del fiume Atax? Noi pensiamo di no. Questa popolazione sparsa su un territorio ingrato, in una regione coperta da vaste foreste di querce e di abeti, non avrebbe mai abbandonato le valli così propizie alle coltivazioni, che offrivano comodi ripari e che assicuravano condizioni di vita agevoli, grazie ai prodotti della caccia e della pesca. Non se ne sarebbe mai andata da questo territorio dove le comunicazioni erano facili e dove si poteva sfuggire agli attacchi dei distaccamenti degli eserciti romani, grazie alle grotte e alle caverne di cui il suolo era ricco. Gli Atacini non avrebbero avuto alcun vantaggio ad impiantare un oppidum, un villaggio o una città, su un altopiano che non offriva né un’esistenza facile, né sicurezza8.

Allo studio delle popolazioni che hanno preceduto i romani sulla collina di Rennes-le-Château si è dedicato più di recente Raymond Lizop9, che nel 1957 ha avanzato l’ipotesi per cui l’origine del nome Rennes sarebbe identica a quella dell’omonima città della Bretagna: entrambi deriverebbero dalla popolazione celtica dei Redoni. A causa di lotte tribali, migrazioni o avendo subìto delle invasioni, una parte dei Redoni avrebbe attraversato la Francia per stabilirsi nelle regioni meridionali dove si trovavano già i Volci. Il nome Reda, tra i più antichi attestati per il villaggio di Rennes-le-Château, e l’intera area – che in futuro verrà chiamata pagus redensis – avrebbero tratto il loro nome dai Redoni.

1. Louis Fédié, Le Comté de Razès et le diocèse d’Alet, 1880 (primo capitolo riprodotto in Louis Fédié, Rhedae: la Cité des Chariots, Rennes-le-Château: Terre de Rhedae, 1994 ora nella traduzione italiana di Roberto Gramolini in Indagini su Rennes-le-Château 13 (2007), pp. 631-647).
2. Joseph-Théodore Lasserre, Recherches Historiques sur la ville d’Alet et son ancien Diocèse, 1877 (ora nell’edizione Le Livre d’histoire-Lorisse, Parigi 2003), p. 6.
3. Henri Boudet, La Vraie Langue Celtique et le Cromleck de Rennes-les-Bains, Imprimerie Pomies, Carcassonne 1886, p. 4.
4. Cesare, De Bello Gallico, Liber VI, cap. 24 cit. in Boudet 1886, p. 13.
5. Boudet 1886, p. 14.
6. Jacopo Garzonio, "Per l’interpretazione dell’etnonimo gallico Tectosages" in Studi Linguistici e Filologici On-line 1 (2003), pp. 253+.
7. Boudet 1886, p. 12 e p. 22.
8. Fédié 1880.
9. Raymond Lizop, "Un peuple gaulois inconnu dans la haute Vallée de l’Aude?" in Annales du Mudi, t. 69, n. 38, aprile 1957, pp. 159-167 ora in Patrick Mensior, Parle-moi de Rennes-le-Château, 2 (dicembre 2005), pp. 57-65.

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26. La nascita di Saunière e la visita di De la Bouillerie

27. Il "Secondo Impero" e la visita di Monsignor Leuillieux

28. La nuova sacrestia (1881-1883)

29. L’ispezione del Vicario Generale

30. L’arrivo di Saunière a Rennes-le-Château (1885)

31. Le elezioni legislative e l’esilio a Narbonne (1885-1886)

32. Il dono della contessa di Chambord (1886)

33. La ripavimentazione (1887)

34. La sostituzione delle vetrate (1887)

35. Il nuovo altare e il bassorilievo della Maddalena (1887)

36. Il primo ritrovamento (1887)

37. La Dalle des Chevaliers e il secondo altare (1887)

38. Il gruzzolo sotto l’altare della Vergine (1887)

39. Gli ultimi lavori prima della visita vescovile (1887)

40. La visita di monsignor Billard (1889)

41. La vecchia zia e la famiglia Dénarnaud (1889)

42. Il servizio ad Antugnac (1890)

43. Lo stratagemma degli scavi (1891)

44. La Madonna di Lourdes (1891)

45. Il pellegrinaggio a Puivert (1891)

46. La scoperta del sepolcro (1891)

47. Il secret di Saunière e il secret di Cros

48. La morte di Boulanger e i primi lavori nel cimitero (1891)

49. Il nuovo pulpito (1891)

50. Il bassorilievo all’ingresso della chiesa (1891)

51. La grotta di Lourdes (1891-1892)

52. Gli screzi con Alexandrine Marre Dénarnaud (1892)

53. I viaggi e le lettere prefirmate (1892)

54. La vendita delle messe (1892)

55. Il confessionale e la leggenda di Ignace Paris (1893)

56. L’inizio del traffico di messe (1893-1894)

57. I lavori nel giardino (1894)

58. I lavori nel cimitero (1895)

59. L’incendio nel giorno della Festa Nazionale (1895)

60. La contabilità del gennaio 1896

61. I lavori nel presbiterio (1896)

62. Il contratto con Giscard di Toulouse (1896)

63. I lavori nella chiesa e sulla piazzetta (1897)

64. Le decorazioni della chiesa (1897)

65. Il bassorilievo "Venez tous à moi" (1897)

66. Il demone e l’acquasantiera (1897)

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68. Il fonte battesimale (1897)

69. Le statue e il GRAAL (1897)

70. La visita del vescovo Billard (1897)

71. Il calvario (1897)

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