Visita guidata al domaine di Mariano Tomatis

Venerdì 19 agosto 2011 by Mariano Tomatis

Sabato 20 agosto 2011 alle ore 15 il museo Bérenger Saunière ha organizzato una mia visita guidata gratuita al domaine di Rennes-le-Château.

L'appuntamento è per quell'ora davanti alla boutique del presbiterio. Per chi è in zona, sarà una bella occasione per vedersi e scambiare qualche racconto all'ombra degli alberi del giardino di Saunière.

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Accade a Rennes-le-Château

Martedì 16 agosto 2011 by Mariano Tomatis


Nel corso del 2011, il flusso di turisti verso Rennes-le-Château si è notevolmente intensificato: merito (o colpa) della pubblicazione della notizia del ritrovamento di una grotta legata all'enigma storico di Bérenger Saunière. I giornali continuano a parlarne: l'Indépendant di oggi pubblica un'intervista ad André Galaup (a destra) il cui titolo non lascia spazio ai dubbi. "Non c'è alcun tesoro a Rennes-le-Château".

Il numero di automobili, camper e pullman che tentano l'accesso alla collina di Rennes è stato regolamentato da un'ordinanza comunale che vieta il traffico dalle 9 alle 19. I mezzi devono essere lasciati nei parcheggi a circa un chilometro di distanza dal paese, e un trenino turistico accompagna i visitatori al costo di 1 euro e 80 centesimi (andata e ritorno). Durante il breve tragitto l'autista - alla guida di una improbabile locomotiva che imita la prima carrozza di un TGV - racconta la storia del tesoro del curato, facendosi sentire da tutti i passeggeri tramite un rudimentale amplificatore.


Il trenino che conduce in paese (Agosto 2011)

Una volta in paese, ci si accorge subito che il comune ha investito qualche somma di denaro per la sistemazione degli spazi. I giardini del domaine sono stati completamente ripuliti, ed è stato ricreato il disegno geometrico originario delle aiuole e dei sentieri di ghiaia; molti alberi sono stati abbattuti, e l'impressione complessiva è di grande ordine. La camminata semicircolare è ora visibile in tutta la sua interezza con un solo colpo d'occhio, e i lavori hanno restituito all'area l'aspetto che avevano all'epoca di Bérenger Saunière - così com'è ancora possibile vederlo sulle vecchie cartoline.


Giardini dell domaine (Agosto 2011)

Grande cura è stata riservata anche al bassorilievo che sovrasta l'ingresso della chiesa: le scritte sono state interamente ripassate con un pennello nero, in assoluto rispetto delle linee originali. Anche le scritte incise sono state rese più leggibili tramite lo stesso sistema.


Frontone della chiesa (Agosto 2011)

All'interno del museo, l'ormai rovinata copia della stele della marchesa Marie De Négre è stata sostituita con una nuova, molto più grande e incisa direttamente nella pietra. Il reperto, ora davvero monumentale, è impressionante e di grandissima accuratezza.


Copia della lapide della marchesa Marie de Négre d'Ables

Al piano superiore, la sala dedicata alla vita di Bérenger Saunière è stata completamente oscurata, e solo una serie di faretti consente la lettura dei pannelli espositivi. La poca luce residua rende un po' difficoltosa la visione delle riproduzioni di fotografie d'epoca.

Nella stanza finale, dedicata all'evoluzione della leggenda nel corso del XX secolo, da qualche tempo è ospitato il gigantesco plastico in legno realizzato negli anni Ottanta da Alain Feral, prestato al museo dal suo attuale proprietario, Philippe Marlin. Si tratta di una sofisticata riproduzione del domaine di Saunière che in passato poteva essere movimentata attraverso un complesso sistema di pulegge che "aprivano" i vari ambienti, mostrandone l'interno e mettendone in luce l'interazione geometrica.


Il plastico di Alain Feral

Uno schermo televisivo, recentemente installato, presenta ai visitatori il trailer del documentario esclusivo realizzato grazie al contributo del comune, in vendita presso la boutique del museo stesso. Vi appaiono le testimonianze di Antoine Captier e sua moglie Claire Corbu, di Henry Lincoln, dell'attuale sindaco e di alcuni tra i più noti cercatori, come Jean Brunelin.

Presso il ristorante Le Jardin de Marie, il pianista inglese David Bailey intrattiene i commensali: sulla brochure che lascia su tutti i tavoli, spiega di essersi esibito per la corte inglese e di possedere una dote particolare; è in grado di "sentire" l'energia delle persone e di dedicare loro una improvvisazione musicale speciale, del tutto ritagliata su di loro. Invita tutti, dunque, a raggiungerlo al pianoforte e a chiedergli un pezzo personalizzato.

Giù a valle, a Rennes-les-Bains, verso le 20 la via centrale è occupata da un gruppo di persone accalcate su alcune panchine; si tratta di anziani parigini, in paese per le cure termali, seduti di fronte a un minuscolo tavolo da campeggio coperto da una sgargiante tovaglia rossa. Dietro il tavolo si sta esibendo "Slide le magicien", al secolo Michel Estragues. Quattordicenne di Rennes-les-Bains, il giovanissimo prestigiatore si esibisce per i passanti con carte da gioco, bussolotti e fazzoletti colorati. Si tratta di uno show improvvisato, i cui effetti magici vengono anche più volte ripetuti per chi è appena arrivato. Offre a tutti la sua colorata brochure, dove - sorridentissimo - mostra il secondo premio vinto al festival della magia di Lavernhe.


Slide (Michel Estragues)

Tutti gli lasciano una piccola mancia, perché è irresistibilmente simpatico. Se passate di qui, chiedete di lui: vi farà scegliere una carta e la ritroverà nei modi più impensati. Quando ormai è calata la notte, il padre corre in casa a recuperare una lampadina di emergenza e una chilometrica prolunga, con cui illuminare l'improvvisato palco. Sono ormai le 22 quando lo spettacolo si chiude, e mi siedo accanto a lui per scambiare qualche "idea magica".

Fortunatamente la piazza principale del paese è ancora animata a quell'ora: c'è spazio per una pizza, in compagnia di Keith. Distinto signore inglese, fine mente logico-matematica, negli anni Ottanta faceva con carta e penna quello che oggi io faccio con le mappe di Google: calcolava gli allineamenti proposti da Henry Lincoln per verificarne la bontà. Scuote la testa.

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La prima audioguida turistica di Rennes-le-Château

Domenica 31 luglio 2011 by Mariano Tomatis


È disponibile sul Market di Android la prima audioguida ai monumenti e ai principali punti di attrazione di Rennes-le-Château.

Fatevi accompagnare nella vostra visita dalla voce di Mariano Tomatis, curatore del sito renneslechateau.it e creatore del museo locale.

Questa app vi racconterà la storia, la leggenda e le suggestioni esoteriche di un luogo che ogni anno attira migliaia di turisti alla ricerca di un tesoro perduto: quello che, alla fine dell'Ottocento, rese ricco il parroco del luogo - l'abbé Bérenger Saunière.

I punti d'attrazione sono accessibili tramite quattro aree da visitare (il giardino del calvario, la chiesa, il domaine e il museo) e dettagliate mappe navigabili vi consentiranno di esplorare ogni più piccolo particolare.

Impreziosiscono l'esperienza decine di fotografie e di cartoline d'epoca.

L'audioguida Android è stata realizzata da Fabio Bima (EXIT ZERO) su testi di Mariano Tomatis (renneslechateau.it)

Il tesoro di Rennes-le-Château

Sul market di Android si può inoltre scaricare gratuitamente "Il tesoro di Rennes-le-Château".

Vuoi scoprire la storia di Rennes-le-Château raccontata direttamente da uno dei suoi protagonisti? Con questa applicazione potrai fare un viaggio nel tempo e tornare al 1955, quando villa Bethania ospitava un raffinato ristorante. A quel tempo, un magnetofono raccontava ai commensali la meravigliosa storia del tesoro di Bérenger Saunière. La voce che riecheggiava, accompagnata dal pianoforte, era quella di Noel Corbu, il proprietario della locanda, l'uomo che fece di un minuscolo villaggio sui Pirenei un'attrazione internazionale. Lasciati trasportare nell'atmosfera della Francia degli Anni Cinquanta ascoltando le parole originali di Noel Corbu, tradotte in italiano da Domenico Migliaccio e lette da Mariano Tomatis.

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Trovato a Rennes-le-Château il tesoro dei Visigoti?

Sabato 30 luglio 2011 by Mariano Tomatis

Mercoledì 27 luglio 2011 La Depeche du Midi, quotidiano dell'Aude, titola "Rennes-le-Château - Hanno trovato la grotta del tesoro".


La Depeche du Midi, 27.7.2011 (leggi l'articolo sul sito della rivista)

Giovedì 28 luglio 2011 la notizia è ripresa su L'Indépendant: "Aude, sulla pista del tesoro dei Visigoti".


L'Indépendant, 28.7.2011 (leggi l'articolo sul sito della rivista)

Venerdì 29 luglio 2011 è il turno di Aujourd'hui en France: "Rennes-le-Château -La misteriosa caccia al tesoro"


Aujourd'hui en France, 29.7.2011

A 55 anni dal primo annuncio dell'esistenza di un tesoro a Rennes-le-Château, mai si era assistito a un clima tanto incandescente intorno alla scoperta di una grotta a poca distanza dal paese, individuata da tre studiosi che i giornali hanno immediatamente ribattezzato "gli Indiana Jones dell'Aude".

Il nome del principale cercatore coinvolto nella vicenda ci intriga: si tratta di Pierre Jarnac (al secolo Michel Vallet), autore dei principali testi storici di riferimento e autentica autorità sull'argomento.

Dal 2000, insieme a Didier Héricart de Thury, Jarnac lavora su una particolare ipotesi, sulle tracce di un presunto "segreto di Rennes-le-Château". Nel 2007 si unisce al gruppo Franck Daffos, un cercatore che non brilla per il suo rigore intellettuale. La scoperta di una grotta infiamma gli animi dei tre, ma fa esplodere le difficoltà. I tentativi di penetrarvi falliscono uno dopo l'altro, Daffos inizia una campagna personale di parziali rivelazioni su Internet senza l'autorizzazione degli altri due, finché nel maggio di quest'anno, Jarnac si arrende e abbandona il gruppo. Con sua grande sorpresa, nel luglio 2011 Héricart de Thury e Daffos pubblicano in un libro parte delle loro indagini: “L'Or de Rennes” quand Poussin et Teniers donnent la clef de Rennes-le-Château. Il lavoro di Pierre Jarnac è completamente disconosciuto, e quest'ultimo non ci sta. Domenica 24 luglio 2011, su un forum per cercatori di tesori, vuota il sacco per rovinare la festa ai due ex colleghi, rivelando per la prima volta un segreto tenuto nascosto per molti anni. Oltre all'ubicazione del luogo segreto, Jarnac descrive a grandi linee il complicato (e piuttosto maldestro) metodo di decodifica utilizzato:

A causa di circostanze molto gravi e per la pesante campagna di calunnie che ho dovuto subire, ho deciso di rivelare il luogo che ho individuato. Ognuno è libero di credermi o no. Questo è il risultato del lavoro congiunto, diligente, costante di sette anni con Didier Héricart de Thury. La situazione è diventata ingestibile a causa della codardia e dell'atteggiamento autoritario ed egoista di Franck Daffos. Al fine di screditarmi, Daffos non pone limiti alle sue menzogne, e dal giugno 2007, quando ho incontrato per la prima volta Héricart de Thury, ha fatto di tutto per ostacolarmi. Abbiamo scoperto questo luogo studiando i quadri di Poussin e Teniers e interpretando il libro di Henri Boudet. L'epitaffio della Marchesa di Blanchefort conduce a una certa altitudine su una montagna. In realtà, la montagna è una collina: si tratta del picco di Couty, di fronte al borgo di Clamence, frazione del comune di Sougraigne.


Visualizza Il tesoro dei Visigoti in una mappa di dimensioni maggiori

Segue una descrizione davvero intricata del modo in cui quadri di epoche diverse, un libro di fine Ottocento e la lapide di una marchesa morta a Rennes-le-Château avrebbero consentito di individuare la grotta.


La grotta individuata da Pierre Jarnac e soci (Fotografia tratta dal reportage di Christian Doumergue)

Tra i quadri utilizzati spicca questa Pietà custodita nella chiesa di Rennes-les-Bains:


La Pietà nella chiesa di Santi Celso e Nazario a Rennes-les-Bains e una formazione rocciosa nei pressi della grotta (Fotografia tratta dal reportage di Christian Doumergue)

La roccia a sinistra di Gesù ritrarrebbe quella nei pressi della grotta rinvenuta presso il picco di Couty.

Da alcuni giorni la zona è controllata dalla gendarmerie. Il luogo ancora non ha dischiuso i suoi eventuali segreti né il tesoro di cui parlano i giornali. Accedere alle gallerie è complicato. Scrive ancora Pierre Jarnac:

C'è un vero e proprio labirinto interrotto a un certo punto dall'acqua, probabilmente un ricettacolo di acque fangose creato dall'acqua piovana che ha portato con sé foglie e piccoli rami. [...] Superato questo ostacolo, un lungo corridoio dovrebbe portare a una sorta di camera dove si troverebbero gli scheletri di trenta schiavi che sono stati impiegati per scavare le gallerie e nascondere il tesoro. [...] Ecco il segreto di Rennes-le-Château. Anche in questo caso, ognuno è libero di credere o meno a quanto scrivo. Ognuno è libero di recarsi lì a vedere di persona. Comunque, per quanto mi riguarda, questa questione è chiusa. Da oggi tutti agiscano in coscienza, assumendo ognuno le proprie responsabilità.

La topologia del labirinto non è stata individuata con sondaggi o studi sul campo, ma interpretando simbolicamente le stazioni della via Crucis nella chiesa di Santa Maddalena di Rennes-le-Château. Questo approccio "simbolico" solleva un gran numero di perplessità presso gli archeologi di professione, e solo una seria spedizione speleologica potrà confermare lo scenario davvero incredibile che emerge dalle ipotesi di Pierre Jarnac.

Un ringraziamento speciale a Christian Doumergue che ha fornito le fotografie per questo post

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Succede a Rennes-le-Château

Mercoledì 1 giugno 2011 by Mariano Tomatis

Sono trascorsi 126 anni dal giorno in cui Bérenger Saunière saliva a Rennes-le-Château per diventare parroco della chiesa di Santa Maddalena: era il 1° giugno 1885.

Cosa sta succedendo in questi giorni nel "villaggio dei misteri"?

Proseguono i lavori di restauro


Conclusi i lavori di restauro della Tour Magdala, il comune ha concentrato i propri sforzi economici sui giardini contornati dal camminamento circolare: basandosi sulle vecchie cartoline d'epoca, l'idea è quella di riportarli alle loro condizioni originarie. Nel frattempo sono partiti i lavori di restauro dell'interno della chiesa di Santa Maddalena, coordinati da Jean Francois Midoux: decorazioni pittoriche, sculture e statue sono state ripulite e attualmente sono in fase di ricolorazione. Sono stati ripristinati il testo ai piedi del bassorilievo della Maddalena e quello sul timpano della chiesa.

Rifiutata la proposta di scavi di Albert Fagioli


Come previsto un anno or sono, l'8 aprile 2011 le proposte di scavi avanzate dal radioestesista Albert Fagioli sono state respinte dalla DRAC (Direction régionale des affaires culturelles).

Si tratta del secondo rifiuto negli ultimi tre anni. Nel 2009 la DRAC prendeva nota dell'ipotesi secondo cui "ci sarebbero cinque (forse sei) camere sotterranee" a Rennes-le-Château più "un ulteriore nascondiglio nella Tour Magdala, contenente tra le 15 e le 20 pergamene nascoste dall'abbé Saunière". Henri Marchesi ci teneva a sottolineare un elemento molto insolito per una richiesta del genere:

Le ricerche che avete condotto fino a oggi si basano esclusivamente sull'analisi di alcuni documenti.(1)

In effetti, Albert Fagioli si era limitato a usare il pendolino su alcune mappe. In seguito ai "risultati" teorici ottenuti tramite questa tecnica, aveva lanciato una raccolta fondi per finanziare le indagini "materiali".

Tre anni più tardi, Marchesi conferma le sue perplessità:

Nella vostra lettera, e nel copioso dossier che avete allegato, non vedo alcuna evidenza relativa a qualche questione scientifica da chiarire attraverso un'indagine archeologica. Un semplice riassunto della storia di Rennes-le-Château non può certo costituire una proposta di indagine. Come la maggior parte dei villaggi in cima alle coline della Francia meridionale, Rennes-le-Château fu probabilmente un oppidum gallico, poi un antico agglomerato, poi un villaggio medievale. Ciò non giustifica in alcun modo una esplorazione del sottosuolo della sua chiesa. Viene fatto riferimento alla possibile presenza di una "tomba dei Signori di Rennes" collocata sotto la chiesa. Sono tenuto a ricordarvi che la presenza di strutture del genere è relativamente frequente, ed è molto comune trovare delle tombe del genere nella maggior parte delle chiese di origini medievali, dove i membri della nobiltà minore si facevano seppellire. Inoltre, la natura geologica del sottosuolo spiega molto facilmente, senza alcun mistero, la presenza di molte cavità naturali. Studiando con attenzione la vostra proposta, ho concluso che il progetto è connesso con l'idea di una caccia al tesoro dalle implicazioni mediatiche. Questo non ha nulla a che spartire con il programma di ricerca archeologico nazionale supportato dal Ministero della Cultura e della Comunicazione. Di conseguenza sono costretto a rifiutare il permesso di condurre indagini archeologiche nel comune di Rennes-le-Château. Devo infine ricordarvi che eventuali ricerche sul campo effettuate senza l'autorizzazione della Prefettura Regionale costituiscono una infrazione del Code du Patrimoine e verranno perseguite attraverso tutte le vie legali.(2)

Albert Fagioli non l'ha presa bene, e ha affidato al suo blog una serie di commenti.

C'è un demone a Oxford?


Su un forum inglese che raccoglie gli appassionati di Rennes-le-Château è stata pubblicata la fotografia di una statua presente presso la Christ Church di Oxford: le sue sembianze sono molto simili a quelle del demone sotto l'acquasantiera della chiesa di Rennes.

Su Internet sono immediatamente scattate le ricerche, e il mistero ha trovato una spiegazione piuttosto curiosa: non si tratta di un fotomontaggio fraudolento, perché l'immagine ritrae una chiesa virtuale creata per il videogioco Gray Matter (2010) realizzato da Jane Jensen. L'artista statunitense, appassionata di Rennes-le-Château, aveva ambientato nel villaggio la sua avventura grafica Gabriel Knight 3 Blood of the Sacred, Blood of the Damned, e nel nuovo videogioco propone un curioso cameo del demone di Bérenger Saunière.

Alessandro Carena ha individuato un filmato YouTube che presenta l'immagine chiave:


Screenshot tratta da Gray Matter (2010) di Jane Jensen.

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(1) Lettera a Albert Fagioli (Montpellier, 4 giugno 2009)

(2) Lettera a Albert Fagioli (Montpellier, 8 aprile 2011)

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Il gioco infinito di Rennes-le-Château

Giovedì 24 marzo 2011 by Mariano Tomatis

Lo studio di Rennes-le-Château e la continua rielaborazione della sua mitologia sono in realtà un elaborato gioco? Seppure a prima vista impertinente, la domanda può aprire un’interessante riflessione, estendibile a molti altri ambiti della cosiddetta “archeologia misteriosa“.

Rennes-le-Château è un minuscolo paese della Linguadoca dove, alla fine dell’Ottocento, un sacerdote divenne ricchissimo grazie a un presunto tesoro ritrovato nella regione. Dagli Anni Cinquanta in poi, sulla natura del tesoro si è molto favoleggiato, il luogo è diventato un polo turistico di grande interesse e le comunità di ricercatori si sono moltiplicate, soprattutto in Francia e in Inghilterra. Intorno alle vicende del parroco del villaggio è fiorita una mitologia che ha coinvolto discipline molto diverse: dall’alchimia all’ufologia, dal millenarismo allo studio delle geometrie sacre, dall’esegesi biblica all’archeologia psichica. Per descrivere l’inarrestabile sovrapporsi di strati a un piccolo nucleo storico ben documentato, Mario Iannaccone ha usato l’espressione “mito agglutinante”. Ma in che senso la comunità di appassionati di Rennes-le-Château può essere paragonata a un gruppo di “giocatori”?

Nel suo libro Giochi finiti e infiniti(1) il teologo americano James P. Carse distingue i giochi sulla base di due grandi categorie:

Un gioco potrebbe essere chiamato “finito”, l’altro “infinito”. Un gioco finito si gioca per vincerlo, un gioco infinito per continuare il gioco.

Il Monopoli, la battaglia navale e gli scacchi sono giochi finiti: tutti ammettono al massimo un vincitore, hanno un inizio e una fine ben determinati, e si giocano per vincere. Appassionarsi e contribuire alla mitologia di Rennes-le-Château è, al contrario, un gioco infinito. Nelle parole di Carse:

Un gioco infinito non ha limiti di spazio o di numero. [...] A un gioco infinito può partecipare chiunque lo voglia.

“Partecipare” al gioco di Rennes-le-Château consiste nel raccontarne la storia, aggiungerne dettagli, pubblicare articoli, discuterne sui forum di discussione, creare mappe, suggerire collegamenti inediti, proporre estensioni in nuove discipline, scrivere libri, organizzare convegni, percorrerne le strade.

Giochi finiti e infiniti condividono molto materiale. Proprio come il Risiko, il gioco di Rennes-le-Château offre svariate mappe geografiche, e addirittura un piano di gioco dove muoversi che è in scala 1:1 rispetto alla storia raccontata. Come i giochi di ruolo, quello di Rennes-le-Château presenta una moltitudine di libri pieni di indizi, dipinti, iscrizioni, personaggi e retroscena storici, che offrono un ricchissimo background informativo e regalano una potente esperienza immersiva. Come nel Sudoku, non tutte le combinazioni sono ammesse: i vari personaggi possono intersercarsi nello spazio e nel tempo con relativa facilità, si possono ipotizzare rapporti di ogni tipo, ma un individuo vissuto nel XX secolo difficilmente si può collegare direttamente con un altro nato due secoli prima. Però la libertà di azione consente di fare di una cantante l’amante di un prete, di una governante sua figlia e di un confratello la vittima di un omicidio.

Entrambi i tipi di gioco sono normati da regole, ma se nel caso di un gioco finito queste non possono cambiare, le regole di un gioco infinito devono continuamente essere modificate nel corso del gioco:

Le regole cambiano quando i giocatori di un gioco infinito convengono che il gioco è messo in pericolo da un esito finito, ossia dalla vittoria di alcuni giocatori e dalla sconfitta di altri.

Il gioco di Rennes-le-Château diverte solo a condizione che esista un mistero di fondo, un enigma irrisolto da approfondire. La fine del suo gioco infinito è continuamente minacciata da chiunque affermi di possedere la chiave definitiva (in positivo o in negativo) del problema. Qualunque contributo accademicamente solido viene immediatamente rigettato dalla folta comunità di giocatori, perché ogni affermazione demistificante chiude almeno una delle possibili estensioni del gioco, minacciando lo scopo stesso del gioco infinito: quello di continuare indefinitamente. Dunque, quando la minaccia si palesa:

le regole del gioco infinito vengono cambiate per impedire a qualcuno di vincere il gioco.

La comunità di giocatori ha dimostrato, fino a oggi, di saper resistere a qualsiasi tentativo di “chiusura”; per analizzare le dinamiche legate a questi momenti di crisi sarebbe sufficiente rileggere le violente reazioni seguite alla pubblicazione, nel 1990, del libro di Jean-Jacques Bedu Rennes-le-Château: Autopsie d’un Mythe. Parlare di “autopsia” significa ritenere morto il gioco: Bedu è stato punito con l’estromissione dalla comunità dei ricercatori e il suo libro del tutto ignorato. In Italia ha scatenato una reazione simile il contributo di Mario Iannaccone Rennes-le-Château, una decifrazione, pubblicato nel 2004. In previsione di questo, Iannaccone è stato abile a suggerire percorsi di indagine alternativi – indicando, ad esempio, in Maurice Leblanc una sorta di “mandante” del grande gioco: ciò ha consentito ad alcuni giocatori di continuare la partita lungo questa direttrice, accogliendo l’apertura dell’autore lombardo.

James P. Carse sottolinea un altro punto chiave nella differenza tra giochi finiti e infiniti. Nei giochi finiti, la sorpresa è tutt’al più subìta:

Se non siamo addestrati a far fronte a ciascuna delle possibili mosse di un oppositore, abbiamo certamente maggiori probabilità di perdere. Avremo perciò le maggiori probabilità di vincere se riusciremo a sorprendere il nostro avversario.

Essere sorpresi può significare soccombere. Nei giochi infiniti, al contrario, la sorpresa è uno stimolo:

I giocatori di un gioco infinito continuano il loro gioco attendendosi di essere sorpresi. Quando la sorpresa non è più possibile, non si gioca più. La sorpresa mette fine al gioco finito; essa è la ragione per la prosecuzione del gioco infinito.

Dagli Anni Cinquanta a oggi, il mito di Rennes-le-Château è stato oggetto di così tante mutazioni da garantire uno stato di sorpresa continuo. Nel 1956 il tesoro del villaggio è attribuito a Bianca di Castiglia. Negli Anni Sessanta compaiono le prime mappe ricoperte da strani disegni geometrici e le prime pergamene utili per ritrovarlo. Negli Anni Settanta prende forma un’associazione segreta – il Priorato di Sion – che conoscerebbe la verità sulla natura dell’enigma: il tesoro perde le connotazioni fisiche per trasformarsi nella linea di sangue dei Merovingi. Gli Anni Ottanta vedono l’esplosione del mito in tutto il mondo grazie a un best seller - Holy Blood Holy Grail – che introduce un elemento eretico: Maria Maddalena e Gesù si sarebbero sposati e la loro discendenza avrebbe trovato rifugio nel villaggio francese. Negli Anni Novanta si moltiplicano le ipotesi geometriche: Rennes-le-Château si troverebbe al centro di una mostruosa griglia simbolica che collega campanili, menhir, grotte e rilievi naturali. E forse gli UFO utilizzerebbero la zona come luogo privilegiato di atterraggio. Il nuovo millennio si apre con la pubblicazione di un romanzo di enorme successo, che a Rennes affonda le sue radici: Il Codice Da Vinci. Qualche anno più tardi, alcuni produttori cinematografici affermano di aver trovato nei dintorni una tomba templare contenente il corpo della Maddalena, il Santo Graal, delle monete romane e reliquie di ogni tipo. In questi ultimi anni, chi ha paura della profezia Maya sulla fine del mondo trova proprio nei pressi di Rennes-le-Château un rifugio sicuro: il monte Bugarach, elemento chiave nella mitologia del villaggio, costituirebbe il punto fisso del cosmo, i cui abitanti non moriranno all’alba del 21 dicembre 2012.

In Italia il mito di Rennes è continuamente minacciato dalla noia; dopo la pubblicazione, nel 2001, del libro di riferimento per gli appassionati - Rennes-le-Château, a firma di Giorgio Baietti – i giocatori italiani non hanno fornito contribuiti significativi allo sviluppo del gioco. Mariano Bizzarri aveva tentato una curiosa rilettura in chiave “guenoniana” delle vicende del villaggio, ma la comunità nostrana non ha saputo offrire evoluzioni interessanti al grande puzzle.

Di recente il gioco infinito ha ricevuto nuova linfa da una corrente ludica nata nel nostro paese, che si è dimostrata molto prolifica: il gioco consiste nel trovare collegamenti tra le città italiane e Rennes-le-Château. Uno degli aspetti più curiosi di questa corrente è il fatto che le città identificate si trovano sempre nel raggio di pochi chilometri dalla residenza degli autori proponenti; per questo motivo, all’estero tale corrente viene considerata la conferma di un certo “provincialismo” nell’approccio italiano alla materia.

Giorgio Baietti, nato in Liguria e trasferito nel Monferrato, ha identificato le due Rennes-le-Château italiane nelle cittadine di Altare (in Liguria) e Saliceto (nel cuneese). Claudia Cinquemani Dragoni vive in Maremma e ha identificato la Rennes-le-Château italiana in una serie di località maremmane. Marcuzio Isauro vive a Treviso e ha trovato collegamenti con Rennes-le-Château a Santa Lucia di Piave (in provincia di Treviso): nei suoi articoli si interroga sulla cosiddetta “connessione veneta”. Alberto Schonwald abita in Romagna e – guarda caso – trova a Faenza una iscrizione in codice che fa riferimento a Rennes-le-Château. Mario Farneti vive e lavora a Gubbio, ed è l’autore (insieme a Bruno Bartoletti) di Gubbio: la Rennes-le-Château italiana.

Questa tendenza rivela un generale atteggiamento di invidia nei confronti dei cugini francesi: trovare tante piccole Rennes-le-Château italiane contribuisce a ridimensionare la mitologia d’oltralpe rivendicando un ruolo del nostro Paese nel Grande Complotto Universale. E poi il villaggio francese dista 550 chilometri dal confine italiano, troppi per alcuni e comunque al di fuori dei propri panorami quotidiani. All’epoca di Francesco d’Assisi si costruivano Via Crucis a grandezza naturale sulle colline dietro casa: servivano a offrire, a chi non poteva permettersi il viaggio in Terrasanta, una riproduzione artificiale delle terre ove era vissuto Gesù. Seguendo uno schema simile, le svariate Rennes-le-Château italiche stanno al villaggio originale come la Valle dei Templi di Gardaland sta a quella autentica.

La vera natura di tali collegamenti è lucidamente messa in luce da Umberto Eco nel suo Il Pendolo di Foucault, che ben descrive l’assoluta libertà creativa da parte di questi autori e il complice entusiasmo di un pubblico di giocatori che ne accolgono con favore i nuovi lavori, trattandosi di precise mosse verso una prosecuzione indefinita del gioco. Io stesso – ormai una decina di anni fa – avevo ironizzato sul provincialismo italiano proponendo una miriade di collegamenti tra Rennes-le-Château e il mio paese, Torre Canavese (poi ripresa, senza autorizzazione, in questo sito).

Eco aveva descritto l’infinita potenzialità ludica del mito di Rennes-le-Château sull’Espresso, scrivendo a proposito dei tre autori di Holy Blood Holy Grail:

La loro malafede è così evidente che il lettore vaccinato può divertirsi come se facesse un gioco di ruolo.(2)

Gli studiosi più seri si trovano in enorme difficoltà a interagire con la comunità di appassionati di Rennes-le-Château perché la dimensione ludica dell’esperienza non è immediatamente evidente, e per quanto solidi siano gli argomenti proposti, questi non hanno alcuna efficacia nell’intaccare la mitologia complessiva: il gioco deve continuare a spese della verità storica e delle evidenze contrarie.

Eppure gli elementi esplicitamente giocosi sono innumerevoli: i libri sull’enigma storico abbondano di quadri da interpretare come elaborati rebus, lunghe iscrizioni su cui cercare messaggi in codice come fossero crucipuzzle, mappe su cui unire i puntini per formare una figura, anagrammi da cui ricavare sensi ulteriori…

Il problema non sta nel gioco, quanto nella mancanza di vaccinazione: per limitarci all’ambito italiano, non c’è traccia di ironia negli autori che propongono le diverse connessioni con il villaggio francese, la cui partecipazione al gioco infinito di Rennes-le-Château è in gran parte inconsapevole. In effetti, di questo passo, tutte le città italiane diventeranno “la Rennes-le-Château italiana” sulla base di argomenti simili a quelli avanzati fino a oggi, arrivando a una situazione simile a quella che si prospetta per Facebook:

in qualsiasi social network si ricevono molte richieste di connessione, anche da parte di perfetti sconosciuti. Semplicemente, molti utenti giocano in modo molto infantile ad avere il maggior numero possibile di contatti. Il risultato di questa corsa ai collegamenti, al limite, è una rete dove tutti sarebbero connessi con tutti, ovvero qualcosa che avrebbe più o meno lo stesso valore e la stessa utilità di un elenco telefonico.(3)

Nel già citato romanzo di Umberto Eco, i protagonisti si accorgono che il Pendolo di Foucault può essere staccato dalla volta del Conservatoire di Parigi e attaccato in qualsiasi altro luogo della terra: il suo funzionamento non cambia, dunque il museo parigino non ha nulla di speciale in sé. Nonostante ciò, commenta Diotallevi:

la sensazione è che uno nella vita ha attaccato il Pendolo da tante parti, e non ha mai funzionato, e là, al Conservatoire, funziona così bene… E se nell’universo ci fossero punti privilegiati?(4)

Rennes-le-Château è certamente un luogo privilegiato. E nel contesto del suo gioco infinito, il ruolo che amo interpretare è quello di conservatore della sua natura originaria.

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(1) James P. Carse, Finite and Infinite Games, Ballantine Books, New York 1986.

(2) Umberto Eco, “La bustina di Minerva”, in L’Espresso, 23.8.2001, p.166.

(3) Fabio Metitieri, Il grande inganno del web 2.0, Laterza, Bari 2009, p.126.

(4) Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, Bompiani, Milano 1988.

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